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Coloro che fanno politica credono di fare un servizio allo Stato, che intendono come servizio alla collettività. In realtà le cose non stanno così, perché costoro fanno semplicemente una professione... Si sentono "servitori dello Stato" perché amano pensare in modo minimale. Se pensassero un po' di più si accorgerebbero che l'idea di “servire lo Stato” non ha senso, dato che dovrebbe essere lo Stato a mettersi a servizio dei suoi cittadini, e che non può esistere un servitore che ha dei servitori.

Coloro che fanno politica sentendosi servitori dello Stato sono dunque dei "diversamente logici", che concepiscono il servire come l'avere dei servitori... ed anziché lavorare assieme per i cittadini e per le generazioni future, litigano per gestire il potere e invece di dire ciò che vogliono fare si limitano a parlare male degli altri, che reputano dei nemici. «Ma perché in politica - si chiede Giancarlo Pagliarini ("La Svizzera insegna...") - non si lavora assieme per i cittadini. Perché si parla di “combattere” invece che di “ragionare”? Perché tutti sentono il bisogno di avere o di inventarsi dei “nemici”? Il motivo è che da noi la politica non è “milizia” al servizio dei cittadini ma un “mestiere”, e di conseguenza ogni energia è sempre e solo al servizio del “Dio voto”». Alle generazioni future - continua Pagliarini - «da quello che mi sembra di capire e spero di sbagliare, i signori che rimpiangono la nostra sovranità monetaria perduta e criticano la politica di austerità dell’UE , vogliono trasferire ancora maggiori debiti».

Insomma per cambiare il mondo occorre prima cambiare il pensare, usarlo per lo meno.

Se io affermo che un frutto appartiene alla specie animale o minerale, anziché vegetale, perché ha la forma di un animale, non sono credibile. Perché? Perché la sola logica formale non ha la forza di caratterizzare l'essenza di qualcosa. Per la determinazione delle cose occorre usare la nostra facoltà logica in modo integrale, vale a dire attraverso logica immaginativa, logica ispirativa e logica intuitiva. Solo in base a logica integrale posso determinare l'essenza di qualcosa. È chiaro però che se userò non solo la logica formale ma anche quella immaginativa, ispirativa ed intuitiva, non mi verrà mai in mente di affermare che quel frutto appartiene alla specie animale, così come non potrò mai dire che la banana è un pene in erezione. Questo ragionamento però sembra non valere per coloro che intendono soldi come qualcosa di non economico ma di giuridico.

Quanto segue è una sintetica esposizione del dinamismo logico in tutte e quattro le sue caratteristiche presenti in ogni uomo (purtroppo meno presenti in coloro che fanno politica di professione per costruire una repubblica delle banane). 

Se con un martelletto percuoto un bicchiere e poi una pentola, odo due suoni differenti. Questi due differenti suoni mi ispirano due differenti essenze che riguardano la consistenza degli oggetti risuonanti. Allo stesso modo la voce umana di un mio simile mi darà altre essenziali informazioni sull’essenza del mio simile. Ho appena descritto la dinamica di un tipo di logica, che chiamo logica ispirativa. La logica ispirativa non è qualcosa di sognante ma è un udire interiore capace di attribuire ai suoni la diversa essenza proveniente dalla cosa risuonante.
Analoga all'inspirazione che nel processo respiratorio ricerca l'ossigeno, la logica ispirativa ricerca il fondamento di un'altra logica, quella che crea immagini, che chiamo logica immaginativa. La dinamica della logica immaginativa è quella della determinazione concettuale di ogni cosa percepibile.

È indispensabile per l'uomo moderno riappropriarsi della conoscenza di queste due logiche, immaginativa e ispirativa, in piena coscienza desta, e non semisognante come avveniva nell'antichità (veggenza atavica, fideismo, credenza ideologica, superstizione, ecc.).

Risalire dalla logica immaginativa a quella ispirativa esige l’uso di concetti differenti da quelli usati nel quotidiano, anche se questi possono aiutare nel caratterizzarla.

In altre parole occorre acquisire mobilità interiore che renda capaci di passare facilmente dalle esperienze fisiche a quelle interiori e viceversa.

La mancanza di questa mobilità e preparazione a questo riguardo è pericolosa perché caratterizza il visionario, non il veggente.

Occorre dunque rendersi conto che tutto ciò che si manifesta nel mondo materiale è promosso da qualcosa che è immateriale (o sovrasensibile).

Noi incominciamo a conoscere le cose a partire dalla loro sostanza fisica. E qui siamo nella logica più semplice quella formale, matematica, quella della catena di montaggio, o dell'accostamento delle cose fra loro una dopo l'altra.

Poi pian piano, attraverso la logica immaginativa e quella ispirativa, arriviamo ad un'ulteriore logica, che chiamo logica intuitiva, dato che arriviamo a intuire l'esistente differenza fra il nostro stato di veglia e quello di sonno, anche se il mondo percepito nei sogni e quello percepito nella veglia, compenetra di simboli tutta la nostra vita, cioè tutte le ventiquattro ore di ogni nostro giorno, comprese le otto ore di sonno. Questi simboli sono anch'essi dei concetti, detti anche archetipi delle cose, e costituiscono il cosiddetto mondo spirituale, o mondo immateriale, o mondo delle idee. Per cui è possibile intuire che abbiamo anche un io superiore, che continuamente ispira il nostro destino terreno attraverso immagini sempre più distinte di stati di veglia e di sogno.

La logica intuitiva è la facoltà conoscitiva più alta che l'uomo può sviluppare.

Intuire significa conoscere dall'interno, dato che con l'intuizione cosciente, arriviamo a conoscere gli altri e le cose del mondo esterno proprio a partire dal LORO interno.

Come è possibile?

Nel mondo quotidiano di ogni essere umano ognuno sperimenta continuamente e con chiarezza l'intuizione più preziosa: l’intuizione dell’io. Rispetto alle cose del mondo l'io è una eccezione perché solo dall'intimo l'io può essere percepito nella sua realtà. Lo dimostra il fatto che la parola io può essere pronunciata solo per riferirci a noi stessi. Nessun altro, infatti, può chiamarci io. Per chiunque, noi siamo un tu e gli altri sono un tu per noi. Questo perché viviamo tutti completamente dentro di noi. Quindi, mediante logica intuitiva possiamo essere, proprio come accade con l'io, in tutte le cose e in tutte le creature. La percezione dell'io è l’unico modello possibile per l’esperienza della logica intuitiva. L’esperienza dell’io riguarda un vero e proprio senso immateriale dell’uomo, importante come ogni altro senso riconosciuto dalla scienza di Stato: il senso dell’io.
L'uomo è capace di amore universale solo se, distinguendo fra il suo io fisico ordinario e il suo io superiore, sceglie le dinamiche di quest’ultimo per rapportarsi ai suoi simili. Allora non sbaglia perché una volta raggiunta la capacità di svuotare completamente la propria coscienza dai preconcetti e dai pregiudizi, diventa spregiudicato amante e testimone tanto del mondo materiale quanto del mondo immateriale o spirituale. Diventa allora idoneo a far coincidere il suo io corporeo e materiale col suo io incorporeo e immateriale.

Quando poi intuisce che il suo io gli viene perennemente incontro dal mondo immateriale comprende di trovarsi nel mondo divino, o di altri deva come lui.

Ovviamente, io non sono ancora a questo livello, però so per coerenza logica di tutti e quattro i tipi di logica sopracitati, che è possibile accedervi...

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