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[...] L'alcool ha oramai tolto agli uomini la facoltà di sentirsi uniti in un tutto dei mondi spirituali dell'antica veggenza atavica.

Il sangue di Gesù, in quanto vino, ha terminato pertanto la sua funzione, ed oggi è venuta l'ora di sostituirlo con l'acqua, "ora" rispetto alla quale 2000 anni fa Gesù diceva "Non è ancora giunta la mia ora".

Questo è il miracolo in fieri della trasformazione dell'acqua in vino.

La vocazione di Gesù non era infatti quella di ubriacare la gente col vino o con divine ideologie.

Speciale vocazione di Cristo è donare il massimo degli impulsi evolutivi possibili in modo da dire agli uomini: per chi è legato alle antiche condizioni della vita, l'Io si sente al sicuro soltanto nella fratellanza del sangue, ora però quella sicurezza occorre incominciare ad averla in noi stessi individualmente, ed Io vi aiuterò in questo compito rivoluzionario.

Cristo sintetizzata tutto ciò dicendo:

"Prima che vi fosse Abramo, vi era l'IO-SONO"

"Io e il padre siamo Uno!"

Per virtù della forza dell'esperienza interiore che risiede in queste parole si verifica tutto quanto avviene di più grande e meraviglioso nell'interiorità umana grazie al Cristo: l'uomo trova in se stesso l'unione col Padre interiore, non col Padre che fa scorrere fisicamente il suo sangue attraverso le generazioni, ma col Padre che invia in modo diretto (e non mediato) la Sua forza spirituale in ogni singola anima individuale.

L'Io che è in me, e che ha comunione diretta col Padre spirituale, esiste da prima che esistette il padre Abramo!

La vocazione di Gesù, come la vocazione di Nereo Villa, come la vocazione di ogni cristiano reale, non è la messa domenicale o le campane o il confessionale o le 2865 regolette del nuovo catechismo, bensì pensare: sono chiamato a far scorrere nell'Io una forza che in esso è rinvigorita dalla consapevolezza dell'unione con la spirituale forza-Padre del mondo.

Le parole "Io e il Padre siamo uno" non significano "Io e il padre Abramo". Abramo è infatti un antenato fisico. Esse significano piuttosto che abbiamo bisogno di preti, o di vicari intermediari fra il Padre e noi stessi, nella misura in cui costoro hanno fatto loro il senso di questa vocazione. Ciò significa che tale misura è uguale a zero: non abbiamo bisogno né di antenati fisici, né di conferenze episcopali per essere "a posto" o "apostoli"...

E il Cristo andò appunto da coloro che erano giunti al momento di potere capire tutto questo.

Coloro che arrivavano in Palestina avevano necessità di trovare la forza nelle loro stesse singole anime, non nei legami del sangue, che essi avevano spezzato, mescolandosi fra loro. Ricercavano esclusivamente l'unica grande e possente forza che tutti dovremmo cercare, perché solo essa può ricondurre di nuovo l'uomo a cogliere e ad esprimere nel mondo fisico ciò che è spirituale.

Il compito del Cristo era connesso con la mescolanza del sangue, con l'unione fra persone non parenti per ottenere discendenti...

Tale progetto può essere riassunto in tre righe:

Dio ha creato il mondo perfetto, e l'uomo governava il mondo sotto la Sua autorità (Gen 1-2).

Ma l'uomo si è ribellato a Dio (Gen 3), e cerca sempre di farsi dio (Gen 4-Apoc 20).

Il progetto di Dio è di ripristinare l'umanità come era prima in rapporto con Lui in una nuova creazione sotto un solo capo: Cristo (Apoc 21-22; Efes 1:9-10).

Ed è giusto che sia così. La forza potente, capace di ridare l'impulso per ritrovare la via verso il tutto verrà un giorno anche per i "beoni" dello spirito. La missione del vino di Gesù era infatti tale da accennare al più lontano avvenire dell'umanità, perciò anche per costoro c'è speranza. Inoltre, anche costoro, offrono, tutto sommato, un servizio all'umanità del futuro: prima di tutto era infatti necessario rimuovere la sapienza antica alla quale oggi si fa di nuovo riferimento con parole ormai incomprensibili quali alchimia, astrologia e così via. Doveva scendere l'oblio su quel sapere perché l'uomo non avesse più la possibilità di esprimere la sua anima dall’osservazione della natura ma solo quella di guardare in se stesso, risvegliando così le forze nella propria interiorità. Certe cose dovevano apparire astratte per assumere di nuovo una concreta e consapevole forma spirituale.

L'umanità si trova pertanto ora di fronte ad un'alternativa: può appropriarsi dell'influsso cosmico in modo sbagliato, dualistico, oppure nel modo giusto, nella sua unitarietà.

È prevedibile pertanto, un reale rinnovamento dell'astrologia, che nella vecchia forma era un residuo atavico senza futuro. Tutto dipenderà dal saper vedere le cose come sono, attraverso concetti e idee scaturenti, sì, dalla scienza, però orientata alla concretezza di un pensare organico ed universale (continua).

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